Cashless payment: quale futuro in Italia
Cashless payment significa “pagamenti senza contanti”. Tale definizione in Italia ha preso piede recentemente grazie al piano del governo italiano, tramite il quale si vorrebbe potenziare la lotta all’evasione fiscale aumentando la tracciabilità dei pagamenti.
Quali tipi di pagamento comprende?
Le alternative all’uso del contante sono davvero tante e soprattutto molto varie. Nella maggioranza dei casi utilizzano sistemi digitali anche se ci possono essere alcune eccezioni come gli assegni e i buoni cartacei tra cui i buoni pasto, anche se per questi ultimi l’impiego di strumenti cartacei sta scomparendo in favore di tessere ricaricabili dell’importo assegnato ai dipendenti.
Tra le forme di pagamento cashless più comuni si possono menzionare:
- le carte di pagamento (come carte di debito, di credito o le carte ricaricabili, sia come carte conto che prepagate normali, con o senza possibilità di ricarica);
- i badge aziendali che prevedono questo tipo di servizio (per esempio con le ‘key’ che consentono di usare le macchine di distribuzione di bevande e alimenti);
- le applicazioni che si sono diffuse in modo esponenziale per utilizzare il proprio device mobile come mezzo di pagamento (per esempio Google Pay, Apple Pay, ma anche le app di wallet o conti, come per esempio Hype, e Tinaba, o YaP, ecc).
Tuttavia anche se la tipologia dei pagamenti è molto varia, non si dovranno creare confusioni per quanto riguarda l’iniziativa alla quale sta lavorando il governo italiano, dal momento che in ballo ci sono rimborsi e addirittura una lotteria a premi per chi prediligerà i pagamenti ‘tracciabili’ che saranno accettati dalla normativa ai fini dei bonus.
Come funziona il cashback sulle spese con pagamenti digitali
Il termine cashback non va confuso con quello di cashless, anche se nel prossimo futuro, a partire da dicembre 2020, dovrebbero essere collegati tra di loro. Infatti la normativa alla quale ha lavorato e sta lavorando il governo prevede che coloro che prediligeranno l’uso dei pagamenti digitali potranno ottenere alcuni vantaggi.
Più precisamente, in base alle informazioni disponibili al 1 novembre 2020, tutti coloro che useranno i pagamenti digitali, sul totale speso con essi otterranno un cashback pari al 10% della somma spesa senza l’uso dei contanti. Il tetto massimo è stato fissato a 3 mila euro e il rimborso avverrebbe in rate semestrali. L’importo massimo accettato per singola transazione dovrebbe essere pari a 150 euro (quindi su un pagamento di 400 euro duecentocinquanta non partecipano al ‘rimborso’).
Per ottenere il riconoscimento del cashback è necessario che vengano effettuate almeno 50 transazioni nell’arco di ogni 6 mesi. Tuttavia sull’ammontare del cashback o della somma massima ci potrebbero essere delle variazioni che saranno decise in funzione del numero di aderenti a questa iniziativa. Da segnalare anche la possibilità di extrabonus nei primi mesi per lanciare adeguatamente l’incentivo legato al cashless.
Al momento è necessaria l’iscrizione all’app IO attraverso cui sarà possibile anche l’inserimento dei numeri delle carte con le quali si vuole effettuare la tracciabilità dell’uso valida ai fini del cashback.
A riguardo è però da segnalare l’intervento del Garante (ottobre 2020) che ha aperto la sottoscrizione al ‘servizio’ anche attraverso istituti di credito od altre società emittenti carte di pagamento che aderiranno ad un’apposita convenzione.
Non solo, i 100 mila consumatori che faranno il maggior numero di transazioni con le carte di pagamento, nel periodo che va da dicembre 2020 fino a maggio 2021 (si parla di 6 mesi in totale) andranno inseriti in automatico in una lotteria che prevede la distribuzione di premi.
Vantaggi e svantaggi dei pagamenti senza contante
In Italia l’impiego di denaro contante ha ancora un elevato numero di estimatori anche per la paura di essere eccessivamente controllati nelle proprie spese. L’incentivo a usare pagamenti digitali non deve però essere visto necessariamente in modo negativo, in quanto spesso per poter avere delle estensioni di garanzia o per poter partecipare a determinate promozioni, si deve già necessariamente fare un pagamento tracciabile.
A questo si aggiungono i vantaggi di ridurre il rischio di vedersi sottratto il denaro e di poter far valere i propri diritti nel caso in cui il prodotto acquistato fosse non conforme a quanto dichiarato in fase di vendita. La tracciabilità dei pagamenti infatti non riguarda solo i controlli che possono essere fatti dal fisco, ma anche l’identificazione del venditore e di una transazione illecita o fraudolenta.
Tra gli svantaggi c’è l’impossibilità di poter effettuare alcuni pagamenti, che sono di importo inferiore o superiore a quanto previsto dalle condizioni di vendita o per disponibilità della propria card e del c/c (a riguardo bisogna sempre riferirsi al saldo disponibile e non a quello contabile).
Inoltre c’è il limite di accettabilità dei pagamenti digitali che in alcuni esercizi si può ancora verificare. Questo nonostante le intenzioni del fisco che aveva professato nel biennio 2019/2020 l’immediata possibilità di usare una carta di pagamento anche per pagare un semplice caffè. Possibilità che esiste sulla carta dopo la nascita di strumenti adatti proprio ai micropagamenti che presentano commissioni ‘calmierate’ rispetto ai tempi passati, ma che non è stata attuata ancora da molti esercenti.